Cosa visitare a Melfi
La nostra amata ……..........
Melfi............comune della Lucania di 17. 451 , si colloca nell'estremo nord della Basilicata, alla base del Monte Vulture, vulcano inattivo dall'era protostorica, al confine con la Puglia (provincia di Foggia) e la Campania(provincia di Avellino), confine segnato dal fiume Ofanto. Il territorio comunale, prettamente collinare, con un'altitudine media di 645 metri sul livello del mare. La fondazione di Melfi (sebbene abitata da epoche remote) è di ignota datazione ed esistono vari pareri discordanti. Giovanni Pontanoe Leandro Alberti sostennero che i fondatori fossero greci; il monaco longobardo Erchemperto nelle sue opere attribuì la nascita di Melfi ad alcune famiglie dell'impero romano. Quando Costantino il Grande ricostruì Bisanzio, queste avrebbero deciso di trasferirsi nella città ma, a causa di un violento nubifragio nei pressi di Schiavonia, si sarebbero fermate a Ragusa (Croazia). Sarebbero infine ritornati sulle coste italiane e, insediandosi nell'area del Vulture, avrebbero fondato Melfi. Però, per l'insicurezza dalle orde di barbari e le loro scorrerie, continuarono nel loro pellegrinaggio, e fondarono Amalfi (alcuni ritengono che dal nome di Melfi deriverebbe quello della città campana). Esiste un'altra teoria che ne data la fondazione ai primi anni dell'XI secolo, ad opera del generale bizantino Basilio Boioannes (catapano d’Italia dal 1017 al 1027), poiché non esistono prove documentali dell'esistenza della città in tempi precedenti.
Il Castello di Melfi è un monumento della Basilicata di proprietà dello Stato italiano, tra i più importanti castelli medievali del sud Italia. La sua fondazione, almeno dagli elementi ancora visibili, risale al periodo normanno e ha subito notevoli modifiche nel corso del tempo, soprattutto in epoca angioina e aragonese. L'origine del castello di Melfi risale alla fine XI secolo ad opera dei normanni, sorto in posizione strategica quale punto di passaggio tra Campania e Puglia. Il suo collocamento era indispensabile per difendersi dagli attacchi esterni e come rifugio per gli alleati. La struttura fu luogo di avvenimenti "storici" durante l'era normanna. A Melfi, capitale della Contea di Puglia, si tennero cinque concili ecumenici, organizzati da cinque diversi Pontefici tra il 1059 e il 1137. Nel castello di Melfi furono organizzati altri Sinodi. Nel corso del Concilio di Melfi III, nel 1089, il papa Urbano II indisse la Prima crociata in Terra Santa.
Con la venuta degli svevi, Federico II diede grande importanza al castello di Melfi e ne apportò alcuni restauri. Nel 1231, il maniero fu il luogo di promulgazione delle Costituzioni Melfitane, il primo testo organico di leggi redatte nell'età medioevale e dal contenuto sia civile che penale, codice legislativo del Regno di Sicilia, alla cui stesura parteciparono Federico II assieme a persone come il suo notaio Pier Delle Vigne. La struttura fu anche deposito delle tasse riscosse in Basilicata e prigione, ove tra i vari detenuti ci fu anche il saraceno Othmàn ibn Affàn di Lucera, uscito in seguito dietro il pagamento di 50 once d'oro. Nel 1232, Federico II ospitò al castello il marchese di Monferrato e la nipote Bianca Lancia, che divenne sua moglie e da cui ebbe il figlio Manfredi. Nel 1241, il sovrano svevo rinchiuse nell'edificio due cardinali e vari vescovi francesi e tedeschi, che avrebbero dovuto far parte di un concilio papale che prevedeva la sua destituzione. Con la decaduta degli svevi e l'arrivo dei nuovi dominatori angioini, il castello di Melfi subì massicci ampliamenti e restaurazioni, oltre ad essere eletto da Carlo II d'Angiò residenza ufficiale di sua moglie Maria d'Ungheria nel 1284. Fu ancora soggetto a modifiche nel cinquecento sotto il governo aragonese e divenne proprietà prima degli Acciaiuoli, poi dei Marzano, dei Caracciolo ed infine dei Doria, il quale appartenne al loro casato fino al 1950. Il castello dovette subire due violenti terremoti nel 1851 e nel 1930 ma, a differenza di altri monumenti di Melfi che furono gravemente danneggiati, il castello ne uscì quasi incolume.
Al giorno d'oggi, l'edificio ospita il Museo archeologico nazionale del Melfese, inaugurato nel 1976, organizzato in tre sale al piano terra del Castello di Melfi, il museo custodisce bellissimi reperti archeologici rinvenuti nella zona del Vulture e risalienti a diverse epoche.
Cinta Muraria
Il centro storico di Melfi è interamente circondato da mura turrite costruite per lo più dai Normanni che si estendono per oltre quattro chilometri. Il circuito segue l'orlo del pianoro su cui fu costruita la città, cinto da ogni parte da scoscendimenti, a tratti da veri e propri precipizi. L'opera costituisce un raro esempio di fortificazione nel sud Italia. Le fasi costruttive della cinta muraria appartengono al periodo bizantino, normanno, svevo e aragonese. Gli ultimi ad apportare modifiche strutturali furono Niccolò Acciaiuoli nel trecento e Sergianni II Giovanni Caracciolo, 2º Duca di Melfi, nel quattrocento, a cui risale la sistemazione attuale, per difendere la città dalle artiglierie nemiche. Assedi e terremoti hanno reso necessari continui restauri e il sisma del 1930 ne ha seriamente compromesso la struttura.
Porta Venosina
È una delle sei porte cittadine ubicate nella cinta muraria, sebbene tre di queste (Porta del Bagno, Porta SS. Maria e Porta Sant'Antolino), a causa di terremoti e saccheggi, non esistano più. Risalente all'epoca sveva, è l'unica ancora in buono stato e fu realizzata sull'antico tracciato verso Venosa e la via Appia. Alla destra dell'ingresso è osservabile lo stemma di Melfi e, a sinistra, quello dei Caracciolo che restaurarono le mura sul finire del Quattrocento. Federico II vi fece apporre una lapide che decantava la gloria e la grandezza della città, sostituita più tardi da Sergianni II Giovanni Caracciolo, 2º Duca di Melfi, con quella ancor oggi visibile, anche se illeggibile. L'arco ogivale è di origine sveva, mentre la torre cilindrica fu aggiunta nel Quattrocento da Caracciolo.
La Cattedrale
La cattedrale di Santa Maria Assunta è il monumento religioso più importante del centro storico di Melfi. Le prime costruzioni risalirebbero al1076, volute da Roberto il Guiscardo. Nel 1153 Ruggero II, oltre al rifacimento della facciata, di cui nulla resta, fece realizzare un imponente campanile in stile romanico normanno, edificato da Noslo di Remerio, alto circa 50 metri, che si sviluppa su tre piani. Il campanile contrasta fortemente con l'attuale aspetto barocco della cattedrale che ha subito numerose ricostruzioni che ne rendono problematico lo studio. L'ultima campagna di ricostruzione risale al 1770, voluta dall'allora arcivescovo Spinelli, in seguito al devastante terremoto del 1694. Il campanile è uno dei monumenti più insigni dell'architettura normanna nell'Italia meridionale. Collegato alla Cattedrale si affaccia sul sagrato il Palazzo Vescovile con i suoi bellissimi interni di architettura settecentesca che conservano il Museo Diocesano.